Tempo Moderno – L’inizio

Il manifesto costitutivo di Tempo Moderno

Cosa è il tempo moderno? All’espressione possono darsi diversi significati: il richiamo all’attualità, alla contemporaneità; il ritmo del vivere odierno; e ancora: il valore, anche economico, che assume il tempo nella vita contemporanea.

Il tempo, oggi più che mai, si caratterizza come l’elemento cardine della vita organizzata, lo snodo al quale ricondurre la gran parte della complessità dei rapporti, sia economici che sociali, che si intrecciano con la vita di ciascuno di noi.

Nei rapporti economici, l’evoluzione del sistema produttivo ha sostituito, quale elemento caratterizzante del lavoro, il tempo alla fatica fisica. L’evidente riduzione del peso di quest’ultima, e dunque della sua rilevanza, nelle prestazioni lavorative, riduzione determinata dall’automazione e dall’incremento dei volumi di fatturato del terziario, implica che il contratto tra lavoratore e datore di lavoro abbia come carattere essenziale (ancorchè non esclusivo) lo scambio “tempo contro retribuzione”.

Del resto, anche l’importanza attribuita oggi all’impiego del tempo libero evidenzia come il tempo sia diventato un fattore fondamentale della qualità del vivere.

Il tempo (il suo impiego e il suo valore) è dunque il vero metro di platino, il termine di paragone, del “tempo moderno”, cioè della contemporaneità.

La scelta, quindi, dell’espressione “Tempo Moderno” quale denominazione di un’associazione che si propone di occuparsi di politica e di società, ha il significato di indicare fin dal nome l’intenzione di approcciare la realtà sociale contemporanea con attitudine nuova e libera da pregiudizio, individuando nuovi rapporti di forza e nuovi spazi di miglioramento della condizione dei meno fortunati, col fine sempre attuale del perseguimento della giustizia sociale.

In una società in cui il lavoro manuale ha, come s’è detto, un valore sempre più marginale, la risorsa che le fasce più deboli devono essere aiutate a valorizzare è, ancora una volta, il tempo: tempo in cambio di denaro (nel rapporto di lavoro), tempo in cambio di riqualificazione (il welfare moderno: la flexsecurity), tempo in cambio di risparmio (la crescita dell’intera società attraverso la riduzione dello spreco, del costo improduttivo), tempo in cambio di salute (il contributo collettivo allo sviluppo sostenibile).

Il primo tema, tempo in cambio di denaro, cioè la prestazione di lavoro, è in realtà, per gli scopi dichiarati dell’impegno dell’associazione, il terreno residuale di impegno, determinato com’è dal recupero dell’efficienza del sistema e dalla redistribuzione delle risorse così generate, che devono essere il risultato delle riforme del secondo e del terzo dei temi proposti.

Infatti, nell’attuale congiuntura economica, che vede un massiccio aumento della disoccupazione, la grande risorsa sprecata è, evidentemente, il tempo di coloro a cui la società non riesce a dare occupazione o assistenza e, con essi, una vita accettabile: disoccupati, sottooccupati, pensionati al minimo.

L’attuale sistema degli ammortizzatori sociali appare del tutto inadeguato a compensare il disagio sociale generato dalla crisi, connotato com’è dall’evidente carattere di disparità di trattamento e dalla marcata inefficienza dimostrati in concreto: oggi, la cassa integrazione non soccorre una larga fascia di lavoratori atipici, creando inaccettabilmente diverse classi di lavoratori; si presta a distorsioni, venendo utilizzata dal molte aziende per conseguire vantaggi economici anche in assenza di contrazione degli ordini, col concentrare il fatturato su una parte delle ore contrattuali ponendo il costo delle restanti a carico della collettività; e, conseguentemente, consegnando un potere anomalo nelle mani di quel sindacato da cui dipende il consenso alla concessione dei periodi di cassa integrazione, con il corollario di collusioni che ciascuno può immaginare.

L’elaborazione di proposte di riforma strutturale di questo sistema deve essere (dovere che appare, purtroppo, poco avvertito dalla politica attuale) in cima ai pensieri di chi voglia cimentarsi col tema della crescita e del progresso della società, essendo evidente che il cimento con le problematiche del governo del lavoro e dell’occupazione debba contare su strumenti più giusti e meno spreconi di quelli attuali.

Allo stesso modo, e su altro versante, è ineludibile l’ulteriore problematica della ricerca e della riduzione degli sprechi esistenti nel nostro sistema di consumo, che si riducono in un costo improduttivo per l’intera economia e in una tassa senza contropartita a carico del consumatore. Ancora una volta assume un rilievo assoluto, tra gli strumenti impiegabili per la compressione dello spreco, la risorsa tempo; e in particolare, il tempo del consumatore.

Il terreno su cui cercare una nuova frontiera si sintetizza nella proposizione “tempo in cambio di risparmio”: ad esempio, incentivare il commercio a offrire prezzi differenziati per quei prodotti il cui acquisto costa più tempo al consumatore. Chi ha tempo per fare la spesa una volta alla settimana acquista generi alimentari con una data di scadenza che ne permetta il consumo per l’intera settimana. Ma chi può farla tutti i giorni (perché è pensionato, o disoccupato, o cassintegrato…) può comprare prodotti con una vita commerciale di un giorno; quelli che per chi vende non valgono praticamente più nulla e che il giorno dopo, o la sera stessa, rappresentano un costo per la selezione e lo smaltimento. Venderli a prezzo largamente ridotto significa: tempo in cambio di risparmio, per entrambi i soggetti, chi vende e chi compra.

Lo sviluppo sostenibile è un tema che incide direttamente sulla qualità della vita e sulla salute di tutti. Esso coinvolge la gran parte delle attività delle persone, soprattutto in ambito urbano: la mobilità urbana e da città a città in relazione al lavoro, per esempio, assorbe risorse di tempo, e riserve di salute, producendo costo economico e sociale. La quantità di verde esistente nelle città è funzione diretta della qualità dell’aria respirata, dunque della salubrità dell’ambiente, e quindi, in estrema analisi, del tempo di ciascuno di noi: quello assorbito dalla cura della salute e quello rubato dalla malattia, con tutti i costi collettivi che ne conseguono.

Ancora una volta attingere al tempo improduttivo dei cittadini consentirebbe di intervenire sulla materia, attraverso adeguati (ancorchè non insostenibili) investimenti, incentivando nella popolazione l’impiego del proprio tempo in attività cha abbiano un riflesso positivo sulla qualità dell’ambiente urbano.

Occorrono idee nuove e trascinanti, capaci di indurre a uscire dall’apatia  della sensazione di immutabilità che avviluppa una società, come l’attuale, per molti aspetti esausta.

Il primo passo è discuterne insieme.

Brescia, 31 marzo 2010

 

 

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